Giovanni era un bell'uomo sulla quarantina. Era stato un bel giovanotto, e ancora sembrava qualche anno più giovane, le sue magliette sportive ma con stile aderivano bene alla sua personalità un po' così, per tutte le occasioni. Giovanni Iannacci era sposato da tempo con la donna che amava, che gli sembrava di avere sempre amato e che avrebbe amato sempre.
Gervasia Pezzini anche era bella, ma di una bellezza dolce e mansueta, sembrava nata moglie, tanto era la fidanzata per eccellenza, di quelle su cui si può contare, che si sposano perchè non spaventano affatto, passare la vita con lei, invecchiare insieme, non sembrava poi male. I suoi capelli castani, le sue scollature medie, i vestiti ben stirati e più eleganti la domenica.
E Giovanni la tradiva, l'aveva tradita sempre, fin dall'inizio, ma per sfizio, mai mettendo in dubbio la portata del loro sentimento eterno, anzi stando ben attento che lei non scoprisse niente, lei non doveva soffrirne, povera amata, non doveva nemmeno sospettare. Per lavoro lui si spostava ed era lontano dal cuore che si sentiva più sicuro di potersi muovere, scegliendo donne che di Gervasia non avessero nulla, le voleva leopardate, le voleva con le zeppe, voleva gli smalti accesi e i rossetti rossi, i capelli eccessivamente voluminosi, voleva una donna felliniana e per questo non di rado sceglieva un trans. Alle volte, per far prima, andava a puttane e punto, pagava e gli sembrava di pagarsi una rata del matrimonio.
Tutto era filato liscio per tutti quegli anni, e mai un cedimento in quel grande amore, mai una lite che avesse preso il sopravvento, la loro serenità era un dato di fatto che lui sbandierava al bar con gli amici mentre raccontava delle mignotte (non raccontava dei trans, a dire il vero). La amo, è perfetta, è la donna della mia vita.
Ma anche alla serenità c'è un limite e Gervasia, che pure non ne dava segno, di qualcosina si doveva essere accorta. Fino a parlarne, addirittura, fino a tirare fuori l'argomento che non era mai stato toccato, l'argomento vergine: le puttanacce del marito.
Giovanni negava, Giovanni si infastidiva, Giovanni addirittura si offendeva dicendo che come? dopo tutti questi anni di matrimonio vieni a pensare questo di me? e che la amava, l'aveva sempre amata e che l'avrebbe amata sempre.
Gervasia, dal canto suo, era serena. Non le importava un granchè di quello che lui potesse fare o non fare quando in trasferta per lavoro. Se era vero che la tradiva apprezzava il fatto che non lo facesse in paese e che non si fosse mai fatto scoprire, era solo una sensazione, la sua, ma notava anche che negli ultimi tempi lui fosse più inquieto, quando stava per partire la amava di più, quando tornava la guardava di meno.
Che si fosse, alla fine, invaghito di un'altra?
Per questo cominciò a chiedere, a scandagliare quello che non era mai importato di chiarire.
Ma Giovanni era irremovibile. Nulla avrebbe confessato, e quindi la buttò più sulla stanchezza, la noia del lavoro sempre uguale, lo stress, si, certo, è lo stress.
Perfino Gervasia ne convenne, poteva essere lo stress.
E iniziò a cercare i nomi di specialisti, vai a fare una visita, vai a farne due, perchè non vai in terapia. Sapeva essere pressante quando si sentiva nel giusto, quando agiva a fin di bene. Sosteneva che il suo Giovanni fosse troppo giovane e bello per essere stressato, e non aveva tutti i torti, allora lo stressò a tal punto da farlo cedere.
Il dottor Placido Giannotti, lo psicanalista consigliato dalla sorella della farmacista del centro, aveva uno studio sobrio ed elegantemente buio.
Giovanni, dopo tutti quegli anni di bugie credeva che sarebbe stato semplice, che sarebbe stato un gioco da ragazzi ma sbagliava, si appassionò, invece, a dire la verità. Pianse, si disperò, rise e si diede dell'idiota.
Una volta a settimana partiva ed era geloso di quelle sue sedute, Gervasia chiedeva ma lui non ne parlava, dicendo che era una cosa personale la sua visione della loro vita di coppia.
Gervasia un po' ne convenne, ma un po' pensò che forse forse questo Placido Giannotti, consigliato dalla sorella della farmacista, potesse essere anche un coglione come un altro.
Fino al giorno in cui Giovanni tornò a casa con gli occhi gonfi, dopo la sua seduta settimanale.
Le disse chiaro e tondo che non la amava.
E che anche il dottor Placido Giannotti lo confermava, era una cosa praticamente certificata, non la amava.
Si dovevano lasciare se lui voleva trovare un suo equilibrio ed una sua libertà.
C'è da dire che Gervasia non trovò la cosa ironica, ma proprio per nulla.
Dovette accettare e cedere, ma l'ironia non le apparve neanche per un attimo.
Si sono separati l'anno scorso e Giovanni adesso sta con una ragazzetta con i vestitini elasticizzati e tutte le gambe fuori (parole della farmacista del centro, ma basta guardare che a volte passano insieme) che lo fa penare e sudare quando fa tardi, e racconta agli amici del bar che è solo un diversivo, non la ama affatto, però non si fida ad allontanarsi per lavoro ed evita quelle sue trasferte che erano storia.
Di Gervasia, invece, non si è saputo più granchè.