Io la sera della vigilia di natale vorrei essere vestita così.
Non ho una gonna del genere, non ho guanti del genere ma sopratutto io, la sera della vigilia di natale, ho freddo.
E non amerò maxmara neanche in quell'occasione.
Mah, e sicuramente non ci starei neanche tanto bene, disse la volpe guardando una pagina strappata da un giornale e iniziando a disegnare cuoricini.
Auguri.

Rituale.

Freddo, buio. I colori sono quelli del rosso, e bianco.
Rosso sangue, bianco, freddo.
Entrando li vedo di schiena.
Sono tutti girati, non faranno caso a me, oppure si? Eppure mi sento osservato.
Osservato dall’uomo macilento, bianco, così bianco, e striato di sangue, verso cui anche loro sono voltati.
Tutta questa tensione mi crea nient’altro che imbarazzo, quando sono divenuto così cinico?trovando spazio, davanti a un uomo che soffre, davanti a un uomo morente, trovando spazio nel mio cervello per pensieri del genere.
Sono imbarazzato, la sua sofferenza imbarazza solo me? Gli altri sono compresi.
Gli altri sanno quello che sta succedendo, sanno quello che succederà perché partecipi, io lo so perché è nel mio immaginario.
I silenzi, il parlato così sottovoce oppure così distorto, è tutto visto perché è così che funziona, così che succede. Rituale.
Loro sanno e anch’io lo so. Ma con una differenza.
Loro, gli altri, sono compresi.
E io?
Beh, certo, io sono incompreso, penso, anzi, arrivo a pensare. Ma cos’è? Una battuta?
Inizio a credere che sia tutto un meccanismo di difesa, tutto questo divagare, questo spingermi via, eppure rimango. Inchiodato. Non ne esco.
La mente ci prova ed io, sadico? sensibile o insensibile? la riporto a posto.
Stai attento, mi dico.
Gli altri cominciano a muoversi insieme, già sapevo: loro sanno già.
Cadenzano i movimenti, alzandosi, abbassandosi, tutti rivolti verso il moribondo che viene avvicinato da un uomo che gli si para davanti senza per questo coprirlo, senza per questo averne pietà, come sapendo che non solo quel che è fatto è fatto, ma che andava fatto.
E’ centrale, questo punto, lo sento, la spiegazione è: è.
Tant’è.
Gioirne? Soffrirne?
Cos’è consono? Sensazione simile all’imbarazzo di prima, preoccuparsi maggiormente del comportamento da tenere, dell’espressione sul mio viso, che di quello che c’è intorno.
Eppure quello che c’è intorno è così prepotente, com’è possibile che non mi prenda se non marginalmente?
Soffro più di quel Cristo inchiodato per la mia freddezza, e nel momento in cui me ne rendo conto immediatamente cerco di nuovo il freddo controllo guardando gli altri, ancora di schiena, ancora silenziosamente coordinati.
Quando alcuni formano una fila composta non mi stupisco, ma, nel tentativo di mimetizzarmi ancora di più non li seguo e resto, come altri, nel mio silenzio.
E’ quasi finita, mi dico.
Non passa molto tempo infatti e poi anche quell’uomo, quella specie di sacerdote, lo dice.
E mi lascia andare in pace.
E’ domenica, è quasi ora di pranzo.
Fuori il mondo continua ad essere normale.




Babbo Natale vs Dio.

 Fin da piccoli ci insegnano che esiste, e che se siamo beneducati, obbedienti e carini ci ricompenserà.
Poi noi facciamo come vogliamo, perché tanto lui è buono e generoso, ma sempre tesi verso il dubbio, perché lui ci osserva, ci scruta sempre e può vedere ogni nostro gesto, riuscendo addirittura a cogliere il senso del nostro pensiero.
Non possiamo neanche fingere indifferenza, perché lui sa.
Quando si cresce invece il dubbio che ci viene, specialmente confrontandoci con gli altri, specialmente a scuola, è che forse forse non esista.
E di punto in bianco quello a cui prima credevi perché tramandato da fonti che ti sembravano autorevoli, a dire il vero, lo rifuggi, ti appare ridicolo, non sai proprio come hai fatto a crederci tutto quel tempo.
Eppure indizi ne avevi a bizzeffe.                     
Non so esattamente a chi io mi stia riferendo, se a dio o a babbo natale, e se è vero che le somiglianze sono moltissime ci sono però anche alcune differenze.
Ad esempio non si sa, non è mai stata tramandata, la bibita preferita di dio, mentre che babbo natale ami fuori misura la coca cola è un dato che noi tutti accettiamo come estremamente plausibile, a chi non piacerebbe bersi una coca ghiacciata il 24 dicembre notte al polo nord?
Il testimonial ideale, ecco.
Ma entrambi vecchi, entrambi onniscienti, entrambi che amano essere assillati da richieste, la barba lunga e bianca, la veste e un coso triangolare in testa.
Entrambi che non esistono ed entrambi celebrati, eppure uno deve avere la meglio sull'altro, e non solo per il fatto della coca cola, d'altra parte se babbo natale non avesse un grosso sponsor alle spalle non potrebbe nemmeno pensare ad un ipotetico duello con dio.

I vantaggi di credere a babbo natale sono i regali e che lui si ponga come essere innocuo per tutto il resto dell'anno, non pressandoci con scadenze settimanali e chiedendo una confessione unica alla fine dell'anno, il che dimostrerebbe anche un animo da ragioniere che io sostenevo da tempo.
Dio chiede di più ma ci dà anche più momenti all'anno per festeggiare, come la pasqua e alcune ricorrenze sparse sul calendario e segnate.
Tutti e due se non fai come dicono fanno finta di niente, però babbo natale non si becca mai le bestemmie, che da un lato è bello, dall'altro lo pone in secondo piano a livello di popolarità.
Poi dio è in cielo e in terra, babbo natale in lapponia.
Dio perdona, babbo natale anche.
Entrambi hanno film dedicati, dio tragedie che dovrebbero recare un messaggio di speranza fallendo, babbo natale commedie americanissime per lo più insulse.
Entrambi compaiono in miriadi di canzoni, quelle di babbo natale fanno schifo, quelle su dio di più, fanno proprio pena, e le addito come causa, forse marginale per alcuni, ma sempre importante, dell'allontanamento dalla fede delle masse.
Questi personaggi sono troppo simili per affrontarsi realmente, e troppo buoni per farsi del male vero nell' incontro, a parte dio, che è di un vendicativo impressionante, e che ha come suo difetto massimo la mancanza di senso dell'umorismo.
Quindi a conti fatti senso dell'umorismo nullo più maggiori superpoteri vedono vincitore dio, ma solo nello scontro fisico, perchè su quello morale è una lotta tra titani che non trova soluzione.
La religione contro il folklore.
Parità.

Rivoluzione dell'informazione ed Era del Terrore.

Il senso del giornalismo sta cambiando, perché le aspettative delle persone, degli utenti, stanno cambiando.
Questo era valido fino a pochissimo tempo fa, con l’esplosione di wikileaks è stato confermato in pieno, ed adesso, con l’operation payback, è addirittura superato.
Adesso è corretto dire che il senso del giornalismo è cambiato.
Vogliamo vedere aggiornamenti in tempo reale, e non ci basta, vogliamo vedere come stanno andando addirittura gli aggiornamenti, vogliamo le notizie prima degli altri, prima che accadano.
La cosa sconvolgente di questa che passa come una rivoluzione, quando invece a mio avviso è solo un altro passo verso una normale evoluzione iniziata anni e anni fa, e che vede mezzi che sembravano veloci come radio e televisioni scomparire nell’ombra, è che chiunque possa accedere alle notizie, che chiunque possa rielaborarle, che chiunque possa crearle, sul mezzo più aperto ed anche più aperto alla falsità.
Quello che si legge su internet ha una percentuale di errore larghissima.
Quello che si sente in tv, radio, quello che si legge sui giornali, pure.
Almeno internet è veloce.
La rivoluzione di operation payback è vedere normali utenti che si scagliano nell’anonimato in difesa di qualcosa che non gli porta particolari vantaggi.
È la facilità con cui chiunque abbia un banalissimo computer possa partecipare ad azioni illegali mirate e sconfiggere, seppure temporaneamente e senza danni materiali disastrosi, bestie sacre e profane quali mastercard, visa e tutto quanto sappiamo.
E che così tanta gente lo voglia.
In nome di un nuovo tipo di giornalismo, che è quello delle fonti.
Scarno, da rielaborare.
Testate giornalistiche importanti e con un peso culturale indiscutibile che si schierano con il sito da cui attingere vogliono dimostrare non credo un attaccamento alla voglia di verità pura e nuda da difendere, ma che la loro ora è giunta, nella fase evolutiva a cui assistiamo adesso.
Questo tipo di potere appoggia Assange, intelligentemente per il suo tornaconto ed in linea con gli intellettuali di tutto il mondo (unitevi) mentre l’altro, quello puramente economico, gli toglie la possibilità di andare avanti, diventando in qualche modo portavoce degli US e scatenando questa guerra fatta da gente seduta davanti allo schermo.
Questa gente che si schiera, difende, agisce, forse non del tutto consapevole del peso che sta avendo nel definire non solo un nuovo rapporto con le notizie ma anche con le regolamentazioni vigenti e sulla libertà di espressione stessa.
La mia perplessità a questo punto è, tralasciando sempre tutta l’atroce storia dell’arresto di Assange, ridicolmente tortuosa, come si evolverà ancora?
Cosa succederà adesso?
Non in questo caso specifico, ma per tutto il mondo dell’informazione, perché se che saremmo arrivati qui era chiaro, lineare, adesso?
Legittimare lo scomodo Assange sta a significare crearne di nuovi, farlo fuori, e non intendo in senso fisico, potrebbe creare ancora disastri nel tentativo di mantenere l’ordine e, con molta probabilità, crearne di nuovi.
Quindi immagino che si cercherà una regolamentazione restrittiva sul pubblicabile, con controlli in nome del segreto e della sicurezza, scenario che non mi sembra in linea con la piena libertà d’espressione, eppure così plausibile.
Non so, perché se prima di wikileaks l’informazione già stava cambiando rendendo i tg inutili inframmezzi alle ore dei pasti, dopo wikileaks apre una porta.
La scena è cambiata.
E mi viene in mente che dopo la Rivoluzione possa venire il Terrore.