Rivoluzione dell'informazione ed Era del Terrore.

Il senso del giornalismo sta cambiando, perché le aspettative delle persone, degli utenti, stanno cambiando.
Questo era valido fino a pochissimo tempo fa, con l’esplosione di wikileaks è stato confermato in pieno, ed adesso, con l’operation payback, è addirittura superato.
Adesso è corretto dire che il senso del giornalismo è cambiato.
Vogliamo vedere aggiornamenti in tempo reale, e non ci basta, vogliamo vedere come stanno andando addirittura gli aggiornamenti, vogliamo le notizie prima degli altri, prima che accadano.
La cosa sconvolgente di questa che passa come una rivoluzione, quando invece a mio avviso è solo un altro passo verso una normale evoluzione iniziata anni e anni fa, e che vede mezzi che sembravano veloci come radio e televisioni scomparire nell’ombra, è che chiunque possa accedere alle notizie, che chiunque possa rielaborarle, che chiunque possa crearle, sul mezzo più aperto ed anche più aperto alla falsità.
Quello che si legge su internet ha una percentuale di errore larghissima.
Quello che si sente in tv, radio, quello che si legge sui giornali, pure.
Almeno internet è veloce.
La rivoluzione di operation payback è vedere normali utenti che si scagliano nell’anonimato in difesa di qualcosa che non gli porta particolari vantaggi.
È la facilità con cui chiunque abbia un banalissimo computer possa partecipare ad azioni illegali mirate e sconfiggere, seppure temporaneamente e senza danni materiali disastrosi, bestie sacre e profane quali mastercard, visa e tutto quanto sappiamo.
E che così tanta gente lo voglia.
In nome di un nuovo tipo di giornalismo, che è quello delle fonti.
Scarno, da rielaborare.
Testate giornalistiche importanti e con un peso culturale indiscutibile che si schierano con il sito da cui attingere vogliono dimostrare non credo un attaccamento alla voglia di verità pura e nuda da difendere, ma che la loro ora è giunta, nella fase evolutiva a cui assistiamo adesso.
Questo tipo di potere appoggia Assange, intelligentemente per il suo tornaconto ed in linea con gli intellettuali di tutto il mondo (unitevi) mentre l’altro, quello puramente economico, gli toglie la possibilità di andare avanti, diventando in qualche modo portavoce degli US e scatenando questa guerra fatta da gente seduta davanti allo schermo.
Questa gente che si schiera, difende, agisce, forse non del tutto consapevole del peso che sta avendo nel definire non solo un nuovo rapporto con le notizie ma anche con le regolamentazioni vigenti e sulla libertà di espressione stessa.
La mia perplessità a questo punto è, tralasciando sempre tutta l’atroce storia dell’arresto di Assange, ridicolmente tortuosa, come si evolverà ancora?
Cosa succederà adesso?
Non in questo caso specifico, ma per tutto il mondo dell’informazione, perché se che saremmo arrivati qui era chiaro, lineare, adesso?
Legittimare lo scomodo Assange sta a significare crearne di nuovi, farlo fuori, e non intendo in senso fisico, potrebbe creare ancora disastri nel tentativo di mantenere l’ordine e, con molta probabilità, crearne di nuovi.
Quindi immagino che si cercherà una regolamentazione restrittiva sul pubblicabile, con controlli in nome del segreto e della sicurezza, scenario che non mi sembra in linea con la piena libertà d’espressione, eppure così plausibile.
Non so, perché se prima di wikileaks l’informazione già stava cambiando rendendo i tg inutili inframmezzi alle ore dei pasti, dopo wikileaks apre una porta.
La scena è cambiata.
E mi viene in mente che dopo la Rivoluzione possa venire il Terrore.
 
 

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